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TROPEA

Vibo Valentia

Nel segno del mito

Una brezza di vento si insinua nelle “vinee”, le viuzze del centro storico, fa sbattere le tende frangisole a righe scure, amplifica le voci della strada e porta le fragranze del basilico e del rosmarino, gli odori di pesce fritto e di peperoni arrostiti. Dalle terrazze di Tropea i tramonti rosso fuoco sembrano eruttati dalla bocca dello Stromboli. Sfuma nell’indistinto della sera il violetto delle buganvillee che di giorno accende le vinee, e un’ombra scura scende sul “corallone”, il gruppo di case posto sulla rupe in fondo a Corso Umberto I, chiamato “il borgo di sotto”. L’odore delle vecchie case, il profilo seghettato dell’araucaria, il tuono bianco che fa il mare sbattendo sulla roccia: Tropea è una continua emozione. Il mito ne attribuisce la fondazione a Ercole, di ritorno dalle famose colonne che segnavano i confini del mondo conosciuto.

Qui l’eroe vide l’approdo sicuro offerto da quella rupe ovoidale che si spinge nel Mediterraneo come una minuscola penisola abbracciata da due grossi scogli. Su questo promontorio di tufo, dice la leggenda, fondò la città chiamandola Tropea – “nutrice” in greco – in onore di Giunone, la sua nutrice. Tropea fu romana e cristiana, ma la prima fonte storica riguarda la presenza del generale Belisario nell’anno 535, l’inizio della dominazione bizantina. Lungo il filo delle generazioni, dalla roccia a picco sul mare gli abitanti scrutavano l’orizzonte con il timore di veder apparire le navi saracene. Solo dal secondo quarto dell’XI secolo gli arabi non costituiscono più una minaccia: i nuovi padroni sono ora i normanni, che nel punto più alto della città innalzano la cattedrale, imponendo il passaggio dal rito greco a quello latino. Rimaneggiata più volte nel corso del tempo, stravolta all’interno dal ridondante gusto barocco, la cattedrale conserva nella fiancata sinistra i modi dell’architettura normanna siciliana.

Il potere normanno si sfalda e nel 1186 gli subentra l’autorità sveva, poi quella angioina, infine la città si concede agli aragonesi, con i quali entra subito in sintonia. Nell’età spagnola Tropea contribuisce all’allestimento della flotta della Lega cristiana che avrebbe vinto i turchi a Lepanto. Nel Cinquecento acquista fama con i fratelli Vianeo, antesignani della rinoplastica: esisteva in città un ospedale, istituito da una nobildonna, in cui i due chirurghi applicavano le loro tecniche di ricostruzione dei nasi feriti in battaglia. Dopo il terremoto del 1783 Tropea è tra le poche città calabresi a conservare il vecchio impianto urbanistico, con i vicoli della città murata e i piccoli slarghi che si aprono tra le abitazioni. L’icona di Tropea è la chiesa di Santa Maria dell’Isola, posta come una corona su una rupe che emerge dal mare e che forse, prima di diventare monastero benedettino, era un luogo di culto bizantino dove si officiava il rito greco. Da qui è bello, in estate, tornare in città portandosi dietro il profumo del mare, e vagare per il centro storico alla ricerca di angoli nascosti.

Ammiriamo i portali di granito o di tufo delle dimore patrizie come palazzo Braghò, le ringhiere del Sei e Settecento a petto d’oca, il portale bugnato a punta di diamante del settecentesco palazzo Collareto e quello di palazzo Tocco; in fondo a piazza Ercole troviamo l’austero edificio secentesco che ospitava il Sedile della Nobiltà. Ci sono stradine e slarghi che, solo a percorrerli, suscitano meraviglia: via Boiano, via Dardano, via Lauro, largo Galluppi, largo Guglielmini, largo Municipio esibiscono portali di magnificenza barocca, finestre con spalliere di pietra, balaustre sorrette da mensoloni, chiese di sorprendente interesse come quella dei Liguorini. Ci si immagina la laboriosità degli abitanti di questi vicoli, come via dei Fabbri, dove si producevano fucili e rivoltelle. Tropea era anche la seta delle filande sparse nei suoi casali e le coperte “Impennacchiate” dei telai casalinghi, oltre ai frutti dell’agricoltura come la celebre cipolla rossa, lo zibibbo e l’ulivella. Dal mare non arrivano più i preziosi coralli, ma è tutta la città, ora, a farsi diamante nel vento della sera.

Dove mangiare

Al Pinturicchio

Via Dardano

Tel: +39.0963.603452

Si viene qui, tra i vicoli del centro storico, per assaggiare il pescato del giorno e le specialità di Tropea, dai filei con melanzane e ricotta al filetto di tonno in crosta di pistacchi.

Dove dormire

Donnaciccina

Via Pelliccia 9

Tel: +39.0963.62180
Sito web: www.donnaciccina.com

B&B nel cuore di Tropea con ampie camere, frutto della ristrutturazione di locali storici. Alcune hanno un terrazzo con vista mare.